Il progetto “El silencio es salud” nasce dall’idea di mettere in scena alcuni testi di Teatro Abierto.
Il ciclo del Teatro Abierto 1981 è composto da una serie di 21 opere teatrali brevi (di cui una mai andata in scena) – scritte da autori argentini nel periodo del regime di Videla (che fu dittatore dal 1976 al 1981) e nate più o meno clandestinamente in cantine e spazi non convenzionali per poi approdare ai circuiti teatrali ufficiali – che raccontavano il regime, la repressione e la guerra in modo metaforico e poetico, in modo da non essere soggette a censura (“el silencio es salud” è appunto uno degli slogan del regime).

Inizieremo a mettere in scena tre testi, selezionati tra i più significativi, di cui segue una breve sinossi:
Decir si: un uomo (metafora del popolo sottomesso e obbediente) entra dal barbiere per farsi tagliare i capelli e finisce a dover fare lui barba e capelli al barbiere (che rappresenta il regime: autoritario e subdolamente convincente) che poi lo uccide;
regia: Anja Rudak

Criatura: monologo di una gallina imprigionata che finirà al macello. La gallina rappresenta un condannato a morte innocente, nelle sue paure, nelle sue incertezze, nelle follie che precedono il momento, immaginato, della morte. È inoltre simbolo dell’intera società immobile di fronte al proprio annullamento.
regia: Cristina Spizzamiglio

Tercero Incluido: una coppia di amanti è a letto: lei (simbolo della voglia di pace) vuole solo stare tranquilla, lui (simbolo della paura della guerra) è ossessionato dall’idea di essere bersaglio di qualche attacco e finisce, per panico, ad uccidere dalla finestra una persona innocente.
regia: Elena Dalmasso; con Federica Armillis e Mirko Ciotta

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